La Direttiva Europea “Case Green” rappresenta un passo significativo verso la transizione energetica e la sostenibilità ambientale in Europa. Si tratta di un documento normativo che mira a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, riducendo le emissioni di gas serra e promuovendo l’uso di energie rinnovabili.

In questa pagina, esamineremo in dettaglio la direttiva, il processo di votazione e approvazione, gli obiettivi fissati e le principali implicazioni per i proprietari di immobili e l’industria edilizia.

Sebbene vi siano sfide e costi da affrontare, le implicazioni positive per l’ambiente, l’economia e la qualità della vita rendono questa direttiva un passo necessario e lungimirante verso un futuro più verde e sostenibile.

La direttiva lascia agli stati membri l’autonomia di scegliere come implementare gli obiettivi e non è ancora chiaro da che fonti proverranno i finanziamenti agli stati per permettere alle case meno efficienti di raggiungere gli obiettivi prefissati. I dettagli verranno stabiliti dalla Commissione Europea a partire dall’autunno 2024.

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Cos’è la Direttiva Europea “Case Green”?

La Direttiva Europea “Case Green”, ufficialmente nota come Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD), è una normativa adottata dall’Unione Europea per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio edilizio europeo. La direttiva fa parte del pacchetto legislativo “Fit for 55“, che mira a ridurre le emissioni di gas serra dell’UE del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

L’obiettivo del provvedimento è di agire in modo prioritario sul 15% degli edifici più energivori per ogni stato membro, collocati nella classe energetica G (la più bassa). In Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni, secondo l’Istat).

Cosa prevede la Direttiva “Case Green”?

La direttiva europea “Case Green” prevede:

  • Standard minimi di prestazione energetica: obbligo per gli edifici di rispettare requisiti minimi di efficienza energetica.
  • Certificazione energetica: introduzione di un sistema di certificazione energetica standard e comune per valutare e classificare la prestazione energetica degli edifici.
  • Ristrutturazioni energetiche: promozione di interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti.
  • Incentivi e finanziamenti: sostegno finanziario per i proprietari di immobili per la realizzazione di interventi di miglioramento energetico.

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Processo legislativo e approvazione della direttiva

Il processo di approvazione della Direttiva Europea “Case Green” ha seguito le procedure legislative ordinarie dell’UE, che includono diverse fasi:

  • Proposta della Commissione Europea: la Commissione ha presentato una proposta di direttiva che ha avviato il dibattito tra le istituzioni europee.
  • Esame del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea: il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno esaminato la proposta, apportando eventuali emendamenti e modifiche.
  • Triloghi: negoziati tra le tre istituzioni (Commissione, Parlamento e Consiglio) per raggiungere un accordo sul testo finale della direttiva.
  • Votazione finale: una volta raggiunto l’accordo, il testo è stato sottoposto a votazione finale presso il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’UE.

La direttiva è stata approvata con un ampio consenso tra i membri del Parlamento Europeo, riflettendo un forte impegno politico verso la transizione energetica. Tuttavia, vi sono stati dibattiti e discussioni, soprattutto riguardo alle tempistiche di attuazione e agli oneri economici per i proprietari di immobili. Gli unici voti contrari sono stati quelli di Italia e Ungheria.

Si sono invece astenute la Croazia, la Svezia, la Slovacchia, la Repubblica Ceca e la Polonia

Obiettivi della Direttiva “Case Green”: quali sono?

L’obiettivo principale della direttiva, che si inserisce nel contesto del grande piano europeo per la transizione energetica chiamato Green Deal, è ridurre in maniera sostanziale il consumo energetico e le emissioni di gas inquinanti di case e palazzi entro il 2035, per poi puntare alla realizzazione di immobili che non producano emissioni inquinanti entro il 2050.

  • Riduzione delle Emissioni di gas serra attraverso il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici. Gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di CO2 nell’UE. La direttiva mira a ridurre significativamente questi impatti.
  • Miglioramento dell’Efficienza Energetica attraverso l’adozione di tecnologie e pratiche edilizie avanzate per migliorare l’efficienza energetica degli edifici nuovi ed esistenti. Ciò include l’isolamento termico, l’uso di impianti di riscaldamento e raffreddamento efficienti, e l’installazione di sistemi di energia rinnovabile.
  • Promozione delle Energie Rinnovabili come pannelli solari, impianti eolici e pompe di calore. Questo non solo riduce le emissioni di CO2, ma contribuisce anche alla diversificazione delle fonti energetiche e alla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.
  •  Miglioramento del Comfort e della Salute: un’efficienza energetica migliorata contribuisce anche a creare ambienti interni più confortevoli e salubri, riducendo i costi energetici per i residenti e migliorando la qualità dell’aria interna.

Quali sono le implicazioni della Direttiva?

I proprietari di immobili saranno tenuti a conformarsi ai nuovi standard di efficienza energetica, il che potrebbe comportare costi iniziali per la riqualificazione degli edifici. Tuttavia, sono previsti incentivi e finanziamenti per supportare questi interventi. La direttiva potrebbe anche aumentare il valore degli immobili efficienti dal punto di vista energetico e ridurre i costi operativi a lungo termine.

La direttiva stimolerà la domanda di tecnologie e servizi per l’efficienza energetica, creando nuove opportunità di mercato per le imprese del settore edilizio e delle energie rinnovabili. Tuttavia, richiederà anche un aggiornamento delle competenze e delle pratiche lavorative per adeguarsi ai nuovi standard.

I consumatori beneficeranno di edifici più efficienti dal punto di vista energetico, con bollette energetiche ridotte e ambienti più confortevoli. La società nel suo complesso trarrà vantaggio da una riduzione delle emissioni di gas serra, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico e migliorando la qualità dell’aria.

Implicazioni e obiettivi nel dettaglio

Per quanto riguarda gli edifici residenziali, ogni Stato membro dell’Unione Europea sarà tenuto a ridurre complessivamente il consumo medio di energia del 16% entro il 2030, e di almeno il 20% entro il 2035. Considerando che il consumo medio di tutti gli edifici residenziali italiani è attualmente di 100 kilowattora per metro quadrato all’anno, questo dovrà scendere a 84 kilowattora entro il 2030, e ridursi ulteriormente a 80 kilowattora entro il 2035.

Questo risparmio energetico dovrà essere garantito per almeno il 55% dalla riduzione del consumo medio di energia di almeno il 43% delle abitazioni con le peggiori prestazioni energetiche, comprese quelle danneggiate da terremoti o altre calamità naturali. A queste abitazioni saranno quindi destinati gli interventi di ristrutturazione più significativi.

Per quanto concerne gli edifici non residenziali, la direttiva stabilisce che entro il 2030 ne venga ristrutturato il 16%, ed entro il 2033 il 26%. Questi interventi dovranno assicurare che gli edifici ristrutturati rispettino nuove norme minime di prestazioni energetiche che saranno introdotte nel frattempo, migliorando quindi la loro categoria energetica. Per quanto riguarda gli edifici di nuova costruzione, sia residenziali che non residenziali, la direttiva prevede che debbano essere a “emissioni zero” a partire dal primo gennaio 2028 per gli edifici pubblici, e dal primo gennaio 2030 per quelli privati.

Un edificio a emissioni zero è definito come un edificio ad altissima prestazione energetica, che consuma una quantità di energia molto bassa, interamente fornita da fonti rinnovabili presenti nell’edificio stesso, nel quartiere o nel vicinato.

Esenzioni e deroghe per luoghi di culto e seconde case

Esistono poi diverse esenzioni e deroghe per gli edifici di proprietà delle Forze Armate; per edifici adibiti a luoghi di culto; fabbricati temporanei utilizzabili per non più di due anni; edifici con una superficie utile inferiore ai 50 metri quadrati; per seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno o che hanno un consumo energetico molto basso, non superiore al 25% di quello risultante dall’uso costante dell’immobile durante tutto l’anno.

Direttiva Case Green e combustibili fossili

Le previsioni iniziali della Direttiva fissavano al 2035 la fine della produzione e vendita delle caldaie alimentate a combustibile fossile. Dopo l’approvazione l’obbligo è fissato al 2040.

È importante precisare che questa restrizione non colpirà chi già possiede una caldaia a combustibili fossili (per esempio gas metano). Riguarderà invece coloro che intendono acquistare un nuovo sistema di riscaldamento per le nuove costruzioni o per gli immobili in ristrutturazione.

Ma saranno interrotti gli incentivi per l’acquisto di caldaie autonome a combustibili fossili a partire dal 2025. Sarà ancora possibile fornire incentivi finanziari per l’installazione di impianti di riscaldamento ibridi. Se con una quota considerevole di energie rinnovabili: come la combinazione di una caldaia con un impianto solare termico o con una pompa di calore.