Il tumore alle ovaie colpisce le gonadi femminili. Sono tre i principali fattori di rischio per questa neoplasia: ormonali, ambientali, ereditari. L’età è il più importante: colpisce di più infatti donne tra i 50 e i 69 anni.
Tra le cause ambientali, vi è l’esposizione all’amianto. Per queste esposizioni e le malattie correlate si ammalano ogni anno migliaia di donne. L’Osservatorio Nazionale Amianto e il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, tutelano le vittime e lottano contro la diffusione della fibra killer. Insieme al Gruppo Colombo Immobiliare, con cui si è stipulato un protocollo d’intesa per unire le forze, mettono a disposizione un servizio di consulenza gratuita medica e legale.
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Cosa sono le ovaie e qual è la loro funzione
Le ovaie sono due ghiandole posizionate ai lati dell’utero, collegate a utero e tube da legamenti; hanno la forma di una mandorla e sono di piccole dimensioni: circa 4 centimetri di lunghezza e 2 centimetri di larghezza, con lo spessore di un centimetro. Sono inoltre costituite da due strati di tessuto: midollare (interno), tessuto connettivo ricco di vasi sanguigni; corticale (esterno), che corrisponde ai due terzi della ghiandola e contiene tutti i follicoli ovarici in vari stadi di maturazione.
La funzione delle ovaie è duplice:
- gametogenica: produrre gli ovociti, le cellule riproduttive;
- endocrina: secrezione degli ormoni (progesterone, estrogeni e androgeni, ma quest’ultimi in piccola quantità).
Ogni mese le ovaie liberano un ovulo maturo e pronto per essere fecondato. Una volta espulso, l’ovulo entra nella tuba di Falloppio (tuba uterina). Dopo il rilascio dell’ovulo, il follicolo si trasforma in corpo luteo ed inizia a secernere gli ormoni femminili (estrogeni e progesterone) in attesa della fecondazione; se quest’ultima non avviene, il corpo luteo regredisce ed il corpo elimina l’ovulo con il flusso mestruale. Se invece si verifica la fecondazione, l’ovulo fecondato si sposta nell’utero e lì si impianterà determinando l’avvio della gravidanza.
Tumore alle ovaie, diffusione e tipologie
Il tumore alle ovaie consiste nella proliferazione incontrollata delle cellule dell’organo, quasi sempre di tipo epiteliale quindi di rivestimento; non quindi quelle che producono gli ovuli. E’ al decimo posto tra le forme tumorali più diffuse ed è al 3% delle diagnosi generali. Secondo il report “Global Cancer Statistics 2020” l’incidenza è maggiore nei Paesi a reddito alto (7,1%) rispetto a quelli con reddito medio e basso (5,8%). Solo in Italia, secondo i dati rapporto “I Numeri del Cancro in Italia, 2020” ogni anno si ammalano di cancro alle ovaie circa 5.200 donne. A cinque anni dalla diagnosi, la sopravvivenza è stimata al 40%; questo perché spesso si scopre il tumore in fase già avanzata.
Il tumore ovarico può essere sia benigno che maligno. Il primo ha uno sviluppo piuttosto lento, difficilmente evolve in maligno. Non è in grado di produrre mestastasi, quindi di diffondersi in altre parti del corpo. I tumori maligni, al contrario, sono più rapidi e pericolosi anche perché capaci di aggredire altre parti del corpo. Il tumore alle ovaie metastatico può interessare vertebre e ossa pelviche, ma anche polmoni, cervello e fegato.
I sintomi del tumore alle ovaie sono spesso assenti, soprattutto nelle fasi iniziali della neoplasia. Quelli più comuni sono dolore addominale o pelvico, sanguinamento vaginale, stipsi e/o diarrea, estrema stanchezza; in fase avanzata, si presentano nausea, scarso appetito e senso di pienezza non appena iniziato il pasto.
Il tumore alle ovaie di tipo benigno
Il tumore ovarico benigno si distingue in diverse tipologie, a seconda del tessuto che interessa.
- Teratomi cistici benigni (cisti dermoidi): sono tumori comuni nelle donne tra i 16 e i 55 di età. Interessano le cellule germinali nelle donne in età fertile: l’età media della diagnosi è 32-35 anni. Nel 25% circa dei casi colpisce entrambe le ovaie e il maggiore rischio è l’infertilità. Difficilmente individuale se non si effettuano accertamenti medici come ecografie, radiografie o interventi chirurgici.
- Fibromi: interessano il tessuto connettivo, cioè quello che tiene insieme le strutture dell’organo. In genere non superano i 7 centimetri di diametro e sono normalmente di tipo monolaterale.
- Cistoadenomi: sono cisti piene di liquido; si sviluppano in superficie e contengono tessuto ghiandolare ovarico.
I tumori ovarici maligni, classificazione
Il tumore alle ovaie di tipo maligno può essere di tre tipi: epiteliale, germinale e stromale.
- Epiteliali: sono oltre il 90% delle neoplasie ovariche maligne. Sono detti anche carcinoma ovarico. Come spiegato dallo IEO (Istituto Europeo di Oncologia), “recentemente è stato dimostrato che il carcinoma epiteliale dell’ovaio non è una malattia unica, ma raggruppa diverse malattie dal comportamento biologico differente“. Secondo la classificazione dwl professor RJ Kurman, il carcinoma ovarico si può distinguere in due gruppi (I e II), in base al tipo di cellule interessate. Il tipo I nasce da cellule ben differenziate ed è correlato alla mutazione di geni specifici. Molto più aggressivo è il tipo II, che non passa nemmeno da una fase precancerosa; è molto instabile dal punto di vista genetico e mostra mutazioni del gene P53.
- Germinali: originano dalle cellule che danno origine agli ovuli e rappresentano il 5% circa delle neoplasie ovariche maligne; si sviluppano quasi esclusivamente in giovane età (infanzia e adolescenza).
- Stromali: hanno origine dallo stroma, il tessuto che sostiene l’ovaio; rappresentano circa il 4% delle neoplasie ovariche maligne. Sono di facile diagnosi perché provocano una eccessiva produzione di ormoni sia femminili che maschili.
Un’ulteriore classificazione è tra tumore dell’ovaio borderline e peritoneale. Il borderline ha scarsa tendenza alla metastatizzazione ed in genere si asporta permettendo una buona conservazione del tessuto ovarico. I tumori peritoneali primari sono rari e derivano dalle cellule sierose di rivestimento di pelvi e addome.
La prevenzione del tumore alle ovaie
Il tumore alle ovaie è di difficile diagnosi; dà pochi sintomi ma può presentare alcuni campanelli d’allarme. Tra questi, addome gonfio, meteorismo e necessità di urinare frequentemente. Quindi quando si presentano sintomi o disturbi come questi, è bene comunicarlo al medico curante o recarsi da uno specialista in ginecologia.
Oltre all’età, alla predisposizione genetica e familiarità ed all’esposizione a sostanze cancerogene, possono influire nello sviluppo di un tumore alle ovaie anche obesità, menarca precoce e/o menopausa tardiva e nulliparità (non aver avuto figli). Al contrario, sono fattori di protezione l’aver avuto più figli e l’allattamento al seno; ma anche l’uso di contraccettivi estroprogestinici duraturo può contribuire a diminuire il rischio di tumore dell’ovaio.
In assenza di programmi di screening per la diagnosi precoce di tumore alle ovaie, altri fattori di prevenzione sono il monitoraggio medico con almeno una visita annuale dal ginecologo per una palpazione bimanuale dell’ovaio e una ecografia, meglio se transvaginale. In seguito alla diagnosi, anche una TC addome è utile: infatti è in grado di verificare l’estensione del tumore e l’eventuale presenza di metastasi in loco. Gli esami di controllo sono particolarmente indicati per chi ha familiarità di tumore alle ovaie BRCA1 e BRCA2 positivo, ossia legato alla presenza di mutazioni per questi geni; tali mutazioni sono responsabili anche di tumore alla mammella e lo screening è dunque consigliato anche per questa patologia. In casi come questo, si consiglia di sottoporsi agli esami, ogni 6 mesi, anche prima dei 40 anni.
Il tumore alle ovaie causato dall’amianto
Essendo un tipo di tumore legato strettamente anche alle condizioni ambientali in cui si vive, una forma di prevenzione primaria è rappresentata anche dalle bonifiche amianto. E’ proprio la fibra killer infatti uno dei principali fattori di rischio per tumore alle ovaie. Con la sua rimozione dagli edifici contaminati, dove purtroppo è ancora presente nonostante la messa al bando dal ’92 con la Legge 257, è possibile anche eliminare o ridurre drasticamente le malattie asbesto correlate come il tumore alle ovaie, ma anche il mesotelioma e il tumore al polmone. La IARC (International Agency for Research on Cancer) dell’OMS ha dedicato una monografia alla cancerogenicità dell’asbesto.
Per questo motivo è molto importante l’azione delle associazioni ONA – Osservatorio Nazionale Amianto e Osservatorio Vittime del Dovere, che insieme collaborano anche con il Gruppo Colombo Immobiliare nella lotta alla sostanza cancerogena. L’amianto è una piaga sia per l’ambiente che per la salute. Il legame è molto stretto e i dati epidemiologici lo dimostrano, come anche riportato nel testo dell’avv. Bonanni “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed.2022“. La collaborazione di tutti – compresi cittadini e istituzioni – è fondamentale. Per questo è stata anche creata l’App Amianto, per permettere segnalazioni e visionare quali sono i luoghi contaminati.
Questa neoplasia può essere riconosciuta anche come malattia professionale. E’ infatti inserita nella Lista I dell’Inail. La sicurezza sui luoghi di lavoro è stata per anni disattesa, anche nelle Forze Armate e nel Comparto Sicurezza. La tutela delle vittime è necessaria sia per loro stesse che per le famiglie che hanno vissuto sulla loro pelle la sofferenza dei propri cari.
Cura del tumore ovarico: chemioterapia e radioterapia
La cura del tumore alle ovaie dipende dal suo sviluppo e dal tipo, ma anche dalla localizzazione e dalla sua estensione; importanti sono anche le condizioni generali della paziente e dai sintomi che presenta. Il metodo di elezione è la chirurgia. Si tratta di un metodo efficace nel 70% dei casi del tumore allo stadio iniziale. Tuttavia esiste un pericolo di recidiva piuttosto alto: intorno al 25-30%.
In base al tipo di tumore ovarico, si sceglie anche il tipo di intervento. Per i tumori epiteliali ci sono:
- isterectomia totale, ossia l’asportazione dell’utero e della cervice;
- annessiectomia unilaterale o bilaterale, cioè l’asportazione di un ovaio e di una tuba; bilaterale, quando si asportano da entrambi i lati;
- omentectomia, quando si asporta l’omento, quella parte di tessuto che riveste l’addome.
La chemioterapia, ossia l’uso di farmaci in grado di uccidere le cellule cancerose, può essere neoadiuvante (prima dell’intervento, a scopo riduttivo) o adiuvante (dopo l’intervento chirurgico, per pulire ulteriormente la zona).
Le tecniche tradizionali sono oggi affiancate anche da farmaci monoclonali che possono interferire con lo sviluppo del tumore e quindi fungere da inibitori nella terapia di mantenimento.
La radioterapia è invece poco utilizzata nella terapia del tumore alle ovaie, ad eccezione dei casi in cui si punta alle metastasi, ed in genere a scopo palliativo; quindi per alleviare i sintomi.
Aspettativa di vita per il tumore ovarico
L’aspettativa di vita per il tumore alle ovaie è molto variabile, a seconda dello stadio in cui esso è scoperto. A cinque anni dalla diagnosi, siamo intorno al 40%. Ma si tratta di un valore medio.
Infatti se il tumore ovarico viene scoperto allo stadio I, quindi nella sua face più precoce, le possibilità salgono al 95%; è pur vero però che si tratta di una minoranza di casi: circa il 20%.
Se scoperto allo stadio II, il tumore ovarico lascia un’aspettativa di vita del 70%; del 25% allo stadio III; del 15% allo stadio IV.
Tumore ovarico malattia professionale: diritti e tutele
Il riconoscimento di malattia professionale da parte dell’INAIL comporta la liquidazione di un indennizzo. Essendo nella Lista I delle malattie riconosciute con la presunzione legale d’origine per amianto, basta la sola presenza dell’asbesto nell’ambiente a far scattare il diritto, senza l’onere della prova. Il carcinoma ovarico è anche nella Lista II, con le radiazioni ionizzanti. In questo caso però serve la prova dell’esposizione, perché la presunzione legale d’origine non c’è.
In base al grado invalidante, si ha diritto a diverse somme. Fino al 15% del danno biologico, l’indennizzo; dal 16% scatta la rendita INAIL.
Scatta anche il diritto ai benefici contributivi con l’INPS con coefficiente 1,5. Queste maggiorazioni, pari al 50% in più per tutto il periodo di esposizione, aiutano a maturare la pensione oppure a rivalutarla alla luce del nuovo coefficiente. Chi non raggiunge la pensione di anzianità, può chiedere la pensione di inabilità amianto: per ottenerla bastano 5 anni di contributi di cui 3 negli anni precedenti alla domanda amministrativa.
Consulenza medica e legale per tumore alle ovaie
L’Osservatorio Nazionale Amianto è un’associazione di utilità sociale, il cui scopo è tutelare tutte le vittime di amianto e i loro familiari. Sostiene i temi della prevenzione e della ricerca sulle patologie asbesto correlate. Offre inoltre assistenza medica e legale per la tutela di tutti i diritti. Con la partnership con Colombo Immobiliare offre assistenza a 360 gradi anche dal punto di vista tecnico per la messa in sicurezza di casa e dei luoghi di lavoro.
Le vittime di tumore alle ovaie hanno diritto ad assistenza e tutela legale se si tratta di una malattia professionale, quindi legata alla propria attività o all’ambiente di lavoro.
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